Napoletana, sommelier, degustatore di formaggi, appassionata da sempre di buona cucina e vini a cui mi dedico come giornalista specializzata da oltre quindici anni. La mia formazione parte dal settore commerciale come direttore vendite. Nel tempo, attraverso studi di marketing e comunicazione mi avvicino, attraverso nuove esperienze professionali, sempre più al tema food. La collaborazione con il Corriere del Mezzogiorno (tuttora in corso), premia la mia passione ma gli incarichi di rilievo, nel settore della comunicazione agroalimentare, sono stati diversi come la lunga collaborazione con la Coldiretti, l’esperienza presso l’Assessorato all’Agricoltura della Regione Campania, con l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno, il Consorzio della Mozzarella di Bufala Campana d.o.p. e l’Associazione Verace Pizza Napoletana. Ho collaborato inoltre, in qualità di degustatore vini e critico gastronomico, per diverse riviste settoriali ed alcune guide di prestigio come Veronelli, Espresso, Vini buoni d’Italia. Il mio percorso è stato “old style”: gavetta gavetta gavetta. E ancora gavetta. Ho superato momenti difficili che mi suggerivano di tornare al florido settore commerciale ma alcuni incontri mi hanno dato l’entusiasmo per continuare in questo campo, oggi trendy, ma inesistente quando quando io ho iniziato. Il primo a darmi la carica è stato Luigi Veronelli. Lo incontrai per le sua Guida dei ristoranti. Fu l’occasione giusta per proporgli di inserire le pizzerie napoletane come monumenti storici della cucina pop mediterranea, tra i ristoranti recensiti. “Mi sembra un’ottima idea! perchè non ci ho pensato io?” Era il 2004/2005 quando, per la prima volta una prestigiosa Guida nazionale, inseriva le recensioni delle popolane pizzerie, allora ristorazione di serie B ma pur sempre grande espressione della creatività del Popolo Napoletano. Il 2004 fu importante per il secondo incontro decisivo per la mia carriera gastronomica, quello con Gualtiero Marchesi. Girando per le Guide, mi ero resa conto di quanto mangiassero male i bambini al ristorante. Mentre i genitori consumavano le loro entusiasmanti esperienze gourmet, ai figli veniva propinato il solito, invariabile e noioso menu. Parto da Napoli: una giornata d’auto per arrivare al tempio dell’alta cucina, L’Albereta, per l’appuntamento con il padre della cucina italiana. “Mi ha portato la mozzarella?” – mi chiede Marchesi -. Io stanca, perplessa e imbarazzata cerco di giustificarmi, lui insiste: l’incontro è cominciato decisamente male, per fortuna si conclude benissimo quando il maestro mi conferma di trovare la mia idea molto interessante. Mi avrebbe appoggiata anche con l’alta scuola di cucina Alma. Formai un team di massimi esperti nazionali per il progetto Slurp (allora Baby Boom) oltre a Marchesi ed all’Alma, si aggiunsero anche il prof. Giorgio Calabrese ed il prof. Francesco Tonucci del Cnr fondatore della Città dei Bambini, tutti al lavoro intorno ad un tavolo virtuale per mettere a punto un documento che dettasse i principi ed i diritti dei bambini nel ricevere un’alimentazione adeguata. Il 28 febbraio 2005, presso Città della Scienza, tutti gli esperti partecipano alla presentazione e sottoscrivono il documento della Carta dei diritti alimentari per la crescita. Inizia la storia di Slurp Kids.
Rosaria Castaldo